[1] Ο Alberto Savinio, ψευδώνυμο του Andrea Francesco de Chirico και αδερφός του Giorgio de Chirico (ζωγράφου σουρεαλιστή), μεταφέρθηκε στην Ελλάδα την περίοδο της γέννησης του αδερφού, το 1988. Η πόλη της Αθηνάς με το σύμβολο της κουκουβάγιας, η πόλη, όπου άνθισαν οι τέχνες, τα γράμματα και η φιλοσοφία, διαμόρφωσε το πνεύμα αλλά και την κουλτούρα του συγγραφέα.
[2] Το πνεύμα του κλασικού ελληνικού πολιτισμού ήταν η δομή της νοοτροπίας του συγγραφέα.
[3] Χρήση μεταφορών και στοιχεία υπερβολής.
[4] Alberto Savinio, Tragedia dell'Infanzia, Piccola Biblioteca 458, Adelfi, Milano, 2001.
Non so se fosse primavera o già estate: il caldo era soffocante, la gola mi ardeva di sete. La mamma si ostinava a non darmi da bere, non mi voleva aprire la zanzariera. Perché tanta malvagità?
I miei mali, che se avessero trovato modo di farsi largo si sarebbero placati un poco e forse disciolti addirittura, venivano tutti da quella tremenda zanzariera bianca che dal soffitto pendeva a spegnimoccolo sul mio lettuccio.
Per un' infingimento crudele quel velo simulava la levita delle nuvolette che fumano sui monti prima che il sole si levi, ma in effetto era un piramide di marmo, il coperchio di una tomba.
Aggiungo il suo potere stregonesco. Le pieghe della zanzariera celevano migliaia di brutti ceffi o piccini come ranocchi o smisurati come cipressi che caminassero sulle radici divelte, i quali mi si serravano addosso, si pigliavano gioco dei miei tormenti, me li rendevano piu aspri.
Le colonne del letto, quelle si erano fresche!
Ma come salire lassu? Guai se mi fossi lasciato sorprendere con la fronte poggiata a quei ferri refrigeranti.
Un sollievo cosi piccolo, e ascritto questo pure fra i beni proibiti.
I miei genitori non li riconoscevo più. Erano inumani, si compiacevano a farmi soffrire.
Perché?
A dir la verità, le cagioni di quel singolare mutamento non mi erano ignote.
Ma sia perchè mi sembrano crudeli e infamanti, sia perché implicavano le due persone che in quel tempo regnavano assolutamente nell'orbita della mia vita,e alle quali bisognava portare amore e riverenza a dispetto di ogni loro malvagità, inorridivo che quei sospetti insistessero nella mia mente, tremavo che mi si leggessero in fronte.
Triste il conoscere. Più triste e assieme nefanda l'inclinazione che ci spinge a conoscere a tutti i costi,quando ignorare sarebbe tanto più pietoso, o se ignorare non si puo almeno dimenticare.
Come negare che la gioia più intima dei nostri genitori si rinutre delle sofferenze di noi bambini?
Le manifestazioni del dolore sono incomprensibili e uggiose.La vita che è gioconda naturalmente, ridurla é una sequela di vicende tertre e spaventevoli?
Vero è che quella insopportabile mania di gemere e dolersi di continuo non è in effetto se non una voluttuosa finzione,un condimento squisito con cui i nostri genitori esaltano il loro segreto godimento.
Sapevo ugualmente che l'ammallarsi è un peccato molto grave.
Libere e potenti come sono,le persone grandi anche quando s'ammalano nessuno le puo punire. Ma noi bambini che non godiamo degli stessi privilegi, il meno che ci possa capitare è che la terribile Vecchia venga a portarci via.
In che guaio mi ero andato a cacciare!
Una grande pietà mi saliva dal cuore, una calda compassione di me stesso.
Se avessi dato in clamorose querele, mi sarei reso piu inviso che mai, avrei affrettata la mia fine.
Perché non mettere a repentaglio quel poco di vita che ancora mi rimaneva, tuffavo la faccina nel guanciale caldo del mio fiato, e la, in quelle tenebre sicure, lasciavo che le mie lacrime scoressero in silenzio.
La sorte era gettata. Ma nell'attesa che la vecchia venisse a portarmi via, quali peggiori punizioni preparavano i miei genitori riuniti laggiu nel fondo della camera, chini tutta notte davanti al lume coperto?
Dei momenti più bui della malattia quasi non serbo traccia. Ricordo appena che qualcuno ogni tanto mi tirava su dal letto. Viaggiavo interbinabilmente per lunghi corridoi spogli, per vaste camere deserte. Immense, le nostre ombre ci accompagnavano sul muro. Nel passo di colui che mi portava in braccio, mi pareva di camminare con molli gambe di gigante.
D'un tratto una gran luce m'abbagliava, in fiato mi si troncava in golla mi avevano tuffato dentro un'acqua diaccia che non vedevo.
Intorno, tutto oblio e oscurità.
Le notti erano lacerate da grida orrende, da lunghi canti che striavano la fissita del buio, l'attesa interminabile.
Quelle voci correvano la notte tumultuosamente: guaiti di cani famelici, latrati di partorienti.
Mi dissero di poi che quelle voci di sofferenza e di morte venivano da una specie di lupanare filarmonico, situato di fronte alla nostra casa.Era una fetida stramberga che si fregiava di un nome illustre: Le Panatenèe.
Di giorno le Panatenèe si travestivano da trattoria.
All' ora dei pasti vi convenivano i gabellotti del vicino ufficio di dogana e gli scribi di una piccola ferrovia a scartamento ridotto che allacciava quel porto argonautico con l΄interno della Tessaglia.
Quei funzionari erano pii.Per nulla al mondo avrebbero attaccato il pilaf con lo spezzatino o le budella d'abbacchio allo spiedo, se prima non si fossero risciaquata la bocca con un abbondante sorso d' acqua, che dopo un sonoro gargarismo spruzzavano a ventaglio sulle assi unte e spugnose del piantito.
Compiuto il rito purificatorio le maschelle pazienti cominciavano a macinare, tra la copietta dei polsini a tubo collocati accanto al piatto come due piccoli animali tutelari, e il "Neologos" poggiato al quartuccio di vino biondo e odoroso di rèsina.
In quelli anni innocenti la politica era una bocca sdentata ,una lanma smussata ,un innocuo diversivo al triste pasto dello scapolo.
Mancando peraltro l'uso dei giocchi ginnici, quale sfogo restava alla soverchia generosità del sangue? Era ovvio perciò che l'attrito fra le due fazioni che in quel tempo si contendevano le sorti della Grecia di Giorgio I, esplodesse di tanto in tanto in urti cruenti, sebbene una di quelle fazioni avesse preso come simbolo un cordone intreccciato di fili bianchi e turchini, l'altra un ramoscello di quell' ulivo che la più savia delle dee ha fatto germogliare dal suolo dell'Attica, in pegno di fecondita e di concordia.
Di sera,dentro quella saletta medesima ma nuvolata di fumo e graveolante di fiati carichi di aglio e di vino, marinai e barcaioli, scaricatori del porto e trafficanti levantini si pigiavano sotto la luce itterica delle lampade e petrolio, davanti ai contorcimenti di baldracche della menopausa, che Spiridione Lascas, proprietario e manager delle Panatenèe scritturava a vilissimo prezzo nelle "piazze" dell'Egitto e dell'Asia Minore.
I posti distinti erano riservati agli equipaggi dei piroscafi olandesi, che dai lontani porti del nord calavano a quello scalo del Levante per scaricare conserve stantie, cacao ammufito, "teste di morto" [5] brullicanti di vermi.
A metà programma immancabilmente, gli officianti di quel mistero carnale erano in preda ai furori del Bacco Lieo. I neerlandesi tiravano sul minuscolo palcoscenico i cuscini, le bottiglie vuote e fino le sedie. Con gioia vivissima degli indigeni stipati nei posti popolari, lo spettacolo dilagava dal palcoscenico in platea.
Spariva ogni distinzione fra attori e spettatori.
Le gerarchie fondevano nel tumulto.
E sulle grida del turco, del greculo e del giudeo, squillavano piu alti e gutturali gli amorosi basiti dei figli dello Zuiderzee.
Era l'urlo di quelle ciurme ubriache che traversava il mio delirio, era il rombo di quelle orge marinaresche che lacerava l'attesa della mia ultima aurora.
Mentre io, in fondo al mio lettuccio, arso di sete, schiacciato dal peso della tremenda zanzariera, spiato dagli occhi infocati dei ranocchi e dei cipressi semoventi, mi dibattevo tra le braccia di Terme, implacabile divinità.
[5] Si chiamavano cosi le forme del formaggio d'Ollanda.
* Η Βασιλική-Αλεξάνδρα Σκρεμμύδα γεννήθηκε το 1992 στην Πάτρα και φοίτησε στο Αρσάκειο Πατρών. Σπούδασε στη Φιλοσοφική Σχολή του Εθνικού Καποδιστριακού Πανεπιστημίου Αθηνών στο τμήμα της Ιταλικής Γλώσσας και Φιλολογίας. Πραγματοποίησε Μεταπτυχιακές Σπουδές στο Πανεπιστήμιο της Βενετίας στο τμήμα της Ιταλικής Φιλολογίας και Λογοτεχνίας, θέμα δε της Διπλωματική της ήταν Ερμηνεύοντας στα ελληνικά <<Η τραγωδία της Παιδικής μου Ηλικίας >>του A.Savinio. Ερμηνευτικά ζητήματα. Σήμερα, ολοκληρώνει το Διδακτορικό της στο Τμήμα της Ιταλικής Γλώσσας και Φιλολογίας στο Εθνικό και Καποδιστριακό Αθηνών.
Δίδαξε Ιταλική Γλώσσα και Διδακτική στο Πανεπιστήμιο της Περούτζια και Ιταλική Γλώσσα και Γλωσσολογία στο Πανεπιστήμιο του Σαλέντο.
Εκτός της μητρικής της γλώσσας , μιλά ιταλικά, αγγλικά, γαλλικά και ισπανικά.